Il medico di fronte alla vaccinazione SARS-CoV-2: l’Ordine di Bologna prende posizione

I medici hanno affrontato la pandemia da Sars-CoV-2 con abnegazione e impegno, e alto è stato il contributo della categoria in termini di ammalati e di vittime da Covid-19.

Non sarebbe deontologicamente corretto e né rispettoso delle vittime da Covid-19, che da parte anche solo di pochi medici provenissero voci contrarie alla vaccinazione, non sostenute da alcuna evidenza e basate solo su notizie non verificate o, peggio ancora, artatamente interpretate.

Se non vi sono controindicazioni individuali, la vaccinazione deve essere effettuata.

 

Quelle sopra riportate sono, in sintesi, le conclusioni del documento adottato lo scorso 3 febbraio 2021 dall’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri di Bologna, che trovate pubblicato sul sito del citato Ordine e che contiene il manifesto degli obblighi deontologici del professionista medico in relazione alla vaccinazione anti SARS-Cov-2.

 

Sensibilizzare la categoria medica sul suo ruolo con riferimento al vaccino

Il documento ricorda innanzitutto la “Carta di Pisa delle vaccinazioni negli operatori sanitari” (Convegno Nazionale “Medice cura te ipsum”, Pisa 27-28 Marzo 2017) e le molteplici finalità che la vaccinazione – unitamente alle altre misure di protezione collettive ed individuali – dovrebbe avere per tutti gli operatori sanitari, di:

  • protezione dell’operatore dal rischio infettivo professionale
  • protezione dei pazienti e dei cittadini dal contagio in ambiente assistenziale e comunitario
  • difesa dell’operatività dei servizi assistenziali e garanzia della qualità delle prestazioni erogate
  • scudo contro l’innesco di contenziosi dall’esito potenzialmente sfavorevole, sia per l’azienda sanitaria e lo stesso operatore, che possono originare da carenze di copertura vaccinale, soprattutto nelle aree critiche e in occasione di eventi epidemici, come quello che affrontato oggi.

 

“First do no net harm”

La moderna evoluzione del principio “primum non nocere”, ovverosia il principio “first do no net harm” (“per prima cosa, fai in modo che i benefici apportati siano sempre superiori ai danni arrecati”), che dovrebbe guidare l’intera attività medica, ben si attaglia anche all’ambito vaccinale:

“… nell’assistenza al paziente individuale, i medici devono bilanciare il dovere di apportare benefici (principio di beneficenza) evitando – o più realisticamente riducendo al minimo – la probabilità di causare danni (principio di non-maleficenza). Questi due obblighi professionali sono complementari, viaggiano su binari paralleli e si bilanciano reciprocamente. … Inoltre, l’applicazione del principio di first do no net harm trascende il livello individuale: a esempio, nei programmi di vaccinazione il profilo rischi-benefici è assolutamente inequivocabile perché i benefici per la maggioranza delle persone superano nettamente i rischi a cui va incontro un’esigua minoranza”.

(N. Cartabellotta “Per l’aforisma <<primun non nocere>> è tempo di una versione 2.0”. Il Sole 24 ORE Sanità 24 dicembre 2013-13 gennaio 2014).

 

Ma i vaccini sono realmente sicuri?

Analizzando i dati riportati, al 15 gennaio 2021, dal programma Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS) dell’FDA, stilato sulla base della valutazione dell’esito di oltre 12 milioni di dosi somministrate, i vaccini anti-SARS-Cov2 presentano reazioni avverse che, per frequenza e gravità, sono in linea con quelle descritte per le altre vaccinazioni (vedi nel documento di Bologna le tabelle con i dati analitici delle reazioni avverse registrate nel mondo).

“Il profilo di efficacia e sicurezza risulta sovrapponibile a quello della maggior parte dei vaccini oggi in uso, che, è bene ricordare, rientrano tra i farmaci più studiati, controllati e con profilo di sicurezza maggiormente seguito nel tempo.”

D’altra parte sappiamo bene che, come per qualsiasi farmaco e qualsiasi atto medico, purtroppo non esiste un rischio zero, residuando sempre un margine – auspicabilmente prossimo al minimo possibile – di incertezza e di rischio.

 

La vaccinazione del medico come obbligo deontologico

In Italia, il Piano strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/COVID-19 identifica come categoria prioritaria per la vaccinazione quella degli operatori sanitari e socio-sanitari.

Questa priorità pone i medici e, più in generale, gli operatori sanitari in prima linea nella diretta “sperimentazione” del vaccino e contemporaneamente stressa il loro ruolo come alfieri della vaccinazione di fronte alla popolazione in generale.

Lo snodo fondamentale del documento è dunque quello che configura l‘effettuazione del vaccino, per il medico, innanzitutto come un dovere deontologico (vedi gli artt. 1, 3, 5, 6, 32 e 55 del Codice di Deontologia Medica), la cui violazione può esporre l’operatore sanitario anche all’irrogazione di sanzioni deontologiche.

Secondo l’Ordine di Bologna, di fronte a vaccini che possono essere in grado di contrastare in modo decisivo l’andamento della pandemia da Sars-CoV-2, ben oltre qualsiasi farmaco oggi disponibile, risulta evidente che il ruolo del medico deve essere volto:

  • da un lato, a sollecitare sempre maggiori informazioni e prove su efficacia e sicurezza dei vaccini, in modo da assicurare quella chiarezza e trasparenza essenziali per l’ottenimento dei risultati posti in capo alla campagna vaccinale
  • dall’altro lato, ad essere egli stesso portavoce di un’informazione basata sull’evidenza, chiara e trasparente, in grado di guidare la popolazione verso un’ampia e convinta adesione alla campagna vaccinale anti COVID-19.

 

Per concludere

Concludo con le parole di chiusura del documento, che non richiedono commenti ulteriori:

In conclusione abbiamo oggi a disposizione i primi vaccini che consentono motivatamente e finalmente di guardare al futuro con maggiore speranza…

I Medici hanno affrontato la pandemia da Sars-CoV-2 con abnegazione e impegno anche in condizioni di scarsa disponibilità di dispositivi di protezione personali, tanto è vero che è stato alto il contributo in termini di ammalati e, anche, di vittime da Covid-19.

Non sarebbe deontologicamente corretto e né rispettoso delle vittime da Covid-19, in particolare in questo momento storico, che da parte anche solo di pochi medici provenissero voci contrarie alla vaccinazione, non sostenute da alcuna evidenza e basate solo su notizie non verificate o, peggio ancora, artatamente interpretate.

Se non vi sono controindicazioni individuali, che risultano ad oggi essere veramente rare, la vaccinazione deve essere effettuata.”

 

Torniamo la prossima settimana con un nuovo, interessante argomento!

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